Troppa confusione, troppa!
Caro imprenditore del bar, non ti abbattere. Hai ragione: c’è una esagerata esposizione a informazioni e fonti che hanno poco senso, il risultato è un caos totale che genera confusione sia in te che nel tuo amato cliente.
Prendiamo per esempio il caso del pane (artigianale o industriale?), della pizza (artigianale o industriale?), del formaggio stagionato (fa bene? Fa male? Meglio quello di malga?), della verdura (è naturale? È bio?).
Le persone ragionano per slogan, ma molto spesso sbagliano a innamorarsi di un concetto. Pensa al tema del “naturale”. Davvero tutto ciò che è naturale fa bene? L’erba raccolta nel bosco, solo perché non proviene da un campo coltivato, è necessariamente naturale? E se fosse velenosa? Sarebbe comunque naturale, ma farebbe male alla salute.
E il concetto di sano?
Un prodotto industriale, con una lista di ingredienti precisa ed equilibrata, forse è molto più sano di un prodotto naturale fatto in casa, ricco di burro e tendente ad andare a male dopo due giorni (non avendo conservanti a proteggerlo).
Come ha recentemente precisato lo chef Ferran Adrià, la sfida, per il futuro, sarà imparare a “fare bene in cucina”. Ossia studiare, conoscere, capire ciò che si sta cucinando-mangiando. Liberi dalle etichette un po’ farlocche.
Vuoi proteggere il tuo pane e valorizzarlo?
Scegli referenze “sane”, ossia con ingredienti di qualità e un processo di lavorazione di qualità. In questo modo rispetterai le esigenze del tuo cliente e allo stesso tempo gli farai comprendere che mangiare bene è possibile… anche al bar.